I Masbedo al MACRO aprono l’anno della RUFA. Con un omaggio a Paolo Rosa

I Masbedo al Macro aprono l’anno della Rufa. Con un omaggio a Paolo Rosa
di Clara Tosi Pamphili

Pubblicato su Artribune 21 gennaio 2014

L’omaggio a Paolo Rosa di Studio Azzurro diventa il colto e intelligente pretesto per trasformare l’apertura dell’anno accademico della RUFA – Rome University of Fine Arts. Grazie all’intuito e all’esperienza di Caterina Tomeo, docente di Arte Elettronica e Digitale e Responsabile degli Eventi, questo evento perde la connotazione “scolastica” trasformandosi in un appuntamento artistico di livello.

L’esperienza professionale di Caterina Tomeo con Paolo Rosa l’ha portata a scegliere come protagonisti dell’apertura dell’anno accademico della RUFA – Rome University of Fine Arts quella coppia che lui definiva unica nella capacità di trascrivere l’inquietudine romantica contemporanea con le nuove tecnologie: i Masbedo. Oltre a tagliare il nastro all’entrata dell’accademia, gli artisti hanno regalato a un pubblico di studenti, artisti, addetti ai lavori e non, una bellissima lezione di espressione contemporanea nell’affollatissimo teatro rosso del Macro di via Nizza.

Un ponte fra museo e accademia per rigenerare dei flussi di contatto fra luoghi che sembrano non dialogare più perché vittime della crisi culturale del nostro Paese, un’idea concreta per creare vasi comunicanti dove far muovere le persone, invertendo i ruoli dei due istituti.

Una lezione nel senso più vasto del termine, un esempio di “Tecnica di Entusiasmo” per il lavoro e lo studio, forse più per i professori e per chi fa formazione che per gli studenti.

Incitano i ragazzi a viaggiare parlando della loro vita in Islanda, a portare la testa in giro rimanendo con i piedi nelle radici, e parlando danno consigli con dolcezza e serietà: “Ricostruire la fiducia in un pensiero, seminare la curiosità, capire che l’errore serve per entrare in nuovi territori dove non c’è l’etichetta”: parole che incitano alla ricostruzione di un sistema malato raccontato dal loro lavoro, in un esistenzialismo tecnologico che mira a definire una forma passando obbligatoriamente dall’inquietudine e dal caos per rispondere all’urgenza di sognare. La loro esigenza artistica di creare corpi contundenti, di ammaliare all’inizio ma poi di colpire.

Concetti espressi nei video di cui hanno mostrato porzioni significative, importanti immagini capaci di rappresentare anche il valore del progetto che sostiene l’idea, la forza di lavorare in un gruppo artistico collaborando con musicisti e tecnici e artisti come Fanny Ardant, per fare videoarte, lirica, cinema. Un’occasione per riflettere sul valore dell’insegnamento artistico, per capire come prevenire il disastro formando teste capaci di sognare e progettare, di usare la tecnologia ma senza abbandonare la tematica ancestrale.

Quando chiediamo ai Masbedo di proporre una strategia didattica precisa, oltre al loro messaggio artistico, suggeriscono di lavorare sulla sorpresa, di stimolare quella fondamentale curiosità incantando i giovani. Essere trasversali ma non superficiali, rispondere ai tempi di una generazione veloce dove si è capito che la verità non esiste ma la sincerità sì; lavorare sulla cultura visiva muovendosi da un ambito all’altro costruendo percorsi nuovi: è una materia che forse non esiste. Citano Gaber come maestro ideale e stanno per iniziare le scenografie per Wagner.

Al tavolo dei relatori, con loro ci sono il direttore della Rufa Fabio Mongelli, Caterina Tomeo, Corrado Terzi e Davide Dormino, docenti dell’accademia che hanno collaborato alla realizzazione di un percorso alternativo, traendo spunto proprio dall’insegnamento del fondatore di Studio Azzurro. A Paolo Rosa è stata dedicata l’aula magna della Rufa, che ha trasformato le sue aule in spazi espositivi con lavori dedicati all’artista recentemente scomparso. Tra gli interessanti lavori di cinema, fotografia, scenografia, il lavoro di Davide Dormino in collaborazione con Corrado Terzi, Alessio Cremisini, Pietro Ciccotti, Federico Landini e i ragazzi dei corsi di Arti Visive lascia un segno forte di riqualificazione dello spazio accademico: Il ponte tra le cose in omaggio al Giardino delle cose di Paolo Rosa racconta la metafora della ricerca e quindi dello studio, la difficoltà di mettere a fuoco le immagini che cerchiamo di costruire con il segno o con la tecnologia camminando su un percorso instabile, praticamente al buio. Una giornata di riflessione importante sul ruolo dell’artista, della didattica e degli spazi in cui si impara, si crea e si espone.

Al tavolo dei relatori, con loro ci sono il direttore della Rufa Fabio Mongelli, Caterina Tomeo, Corrado Terzi e Davide Dormino, docenti dell’accademia che hanno collaborato alla realizzazione di un percorso alternativo, traendo spunto proprio dall’insegnamento del fondatore di Studio Azzurro. A Paolo Rosa è stata dedicata l’aula magna della Rufa, che ha trasformato le sue aule in spazi espositivi con lavori dedicati all’artista recentemente scomparso. Tra gli interessanti lavori di cinema, fotografia, scenografia, il lavoro di Davide Dormino in collaborazione con Corrado Terzi, Alessio Cremisini, Pietro Ciccotti, Federico Landini e i ragazzi dei corsi di Arti Visive lascia un segno forte di riqualificazione dello spazio accademico: Il ponte tra le cose in omaggio al Giardino delle cose di Paolo Rosa racconta la metafora della ricerca e quindi dello studio, la difficoltà di mettere a fuoco le immagini che cerchiamo di costruire con il segno o con la tecnologia camminando su un percorso instabile, praticamente al buio. Una giornata di riflessione importante sul ruolo dell’artista, della didattica e degli spazi in cui si impara, si crea e si espone.

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18.01.2014

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