Design

Gli studenti RUFA in visita ad Ivrea

Non solo una fabbrica, ma anche e soprattutto un sogno: prima che si parlasse della Silicon Valley o delle grandi multinazionali che hanno poi segnato lo scorrere del mercato tecnologico. Una delegazione di docenti RUFA, composta da Ely Rozenberg, Emanuele Cappelli, Floriana Cannatelli, Guglielmo Lisi, Giorgio Marcatili ed Emanuele Tarducci ha preso parte alla cerimonia ufficiale che ha consentito ad Ivrea di entrare a far parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco con la nomina di “città industriale del XX secolo”. Il conferimento è avvenuto nel luglio dello scorso anno, ma l’apposizione della targa che certifica questo importante passaggio ha avuto luogo qualche giorno addietro, rendendo così merito alla visione di Adriano Olivetti, ancora oggi pietra miliare di un’imprenditoria capace di investire nella ricerca, al solo scopo di coniugare lo sviluppo con il benessere.

Presso la sede della Confindustria Canavese, dove è stata fondata la Olivetti nel 1908, è stata allestita la mostra di tutti i progetti premiati all’ultima edizione dell’Olivetti Design Contest. È stata questa la modalità con la quale la stessa Confindustria ha scelto di celebrare l’ingresso di Ivrea nella lista dei siti che possono fregiarsi del titolo di Patrimonio mondiale dell’Unesco. Tra le proposte in mostra erano presenti anche i progetti realizzati dagli studenti RUFA, risultati vincitori nel 2019. Sono stati invitati anche gli studenti di Design RUFA, vincitori del 1° premio nel 2017.

Oltre ai docenti hanno visitato la città industriale gli studenti RUFA Margherita Belli, Nunzia Campana, Gaia Gradilone, Giulia Mosca, Claudia Guagnano, Lara Di Benedetto, Valentina Rossi, Martina Marcolin, Valentina Parbuoni, Lorenzo Gordini, Nicola D’Armento, Davide Conti, Francesco Di Martino, Alessandro Consigli, Andrea Di Santo, Carlo Angrisani.
Per Ivrea, così come per i suoi abitanti, la storia diventa rilancio. La città industriale rivive così non solo tra gli uffici e le strutture che hanno consentito alla Olivetti di divenire un colosso mondiale dell’elettronica, ma anche di prendere coscienza dell’umanità di un’azienda creata a misura d’uomo. Si entra così in contatto con lo stile, l’innovazione e le linee che hanno caratterizzato quel momento che ha fortemente contribuito all’affermazione del made in Italy.