Accademia

Banksy colpisce ancora

Comparsi nuovi murales a Calais. Lo street artist lancia nuovamente messaggi di pace

Banksy colpisce ancora. In Francia, a Calais. Qualche giorno fa, infatti, sono apparsi quattro nuovi murales, come al solito dal messaggio molto radicato nell’attualità. In quella zona della cittadina francese, infatti, si trovano circa 5000 migranti, molti dei quali provenienti dalla Siria. Non a caso l’opera simbolo di questo intervento dello «street artist mascherato» raffigura Steve Jobs, vestito con i suoi classici jeans e un dolcevita nero, con un fagotto in una mano e un computer nell’altra. Il titolo dell’opera? “Il figlio di un migrante siriano”. Banksy sul suo sito ha spiegato che il padre biologico di Jobs, adottato da una coppia di armeni-americani, si chiamava infatti Abdulfattah John Jandali, giunto negli Usa dalla Siria: «Siamo inclini a pensare che l’immigrazione rappresenti un danno per le risorse di un Paese – ha difuso lo street artist – e invece Steve Jobs era il figlio di un migrante siriano». Il secondo murales, disegnato sul muro di un edificio, allude invece al celebre dipinto «La zattera della Medusa» di Géricault, e raffigura il naufragio della fregata francese Médusa sulle coste della sua colonia, il Senegal. La terza, visibile sulla spiaggia di Calais, mostra invece un bambino con accanto una valigia che guarda il mare attraverso un cannocchiale, nella direzione delle coste dell’Inghilterra, senza accorgersi che un avvoltoio si è posato proprio sopra di lui. Un altro, realizzato sotto un ponte, recita la scritta: può essere che tutto questo si risolverà da sé…