Annarita Debellis e Raffaele Esposito, studenti al terzo anno di Scenografia, sono stati eletti vincitori indiscussi del Bando promosso dalla casa di produzione polacca WFDiF.
Tutti gli studenti di Cinema e Scenografia dell’Accademia sono stati incoraggiati a presentare un progetto di coppia che includesse un’idea di regia e di scenografia e che prendesse spunto dal testo di drammaturgia polacca “Operetta” di Witold Gombrowicz. I due studenti vincitori parteciperanno attivamente alla produzione di un film del ciclo Teatroteka, che sarà realizzato presso gli studi di Varsavia.
TEATROTEKA è un originale format polacco creato dagli Studi Cinematografici WFDiF (Wytwórnia Filmów Dokumentalnych i Fabularnych – Studi Cinematografici di Film e Documentari) di Varsavia, i più antichi studi cinematografici in Polonia, in cui hanno realizzato i propri film registi come Andrzej Munk, Andrzej Wajda, Krzysztof Kieślowski, Marcel Łoziński o Krzysztof Zanussi. A partire dal 2013, gli Studi Cinematografici WFDiF hanno prodotto per TEATROTEKA oltre 60 adattamenti di testi drammatici, che ci mostrano quanto ricco possa essere il dialogo tra teatro e cinema sul piano tecnico e formale.
Il progetto vincitore: le parole degli autori
«Questo progetto ci ha permesso di interrogarci e soffermarci sul rapporto che esiste tra la parola “io” e l’immagine che regaliamo al mondo esterno, la quale viene modificata a seconda del contesto culturale e famigliare in cui viviamo.
In questi anni infatti abbiamo visto trascorrere il tempo con un’angosciante monotonia e un deprimente disinteresse, che ci ha portati a perdere entusiasmo e ad allontanarci da questioni sociali e politiche per cui avremmo dovuto batterci. È come se ci fossimo assuefatti a un ritorno all’ordine che ci ha allontanato (forse ancora per poco) da quei periodi in cui ad esempio la moda era un atto di resistenza, un mezzo di evasioni dall’oppressione e dall’omologazione, insomma un mezzo per comunicare i propri gusti musicali, artistici, sessuali, politici. Oggi quindi, quando si parla di bellezza non si sta parlando di una questione puramente estetica, ma di una tecnica politica, di esercizio del potere, insomma di una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi, ma di cui lo scrittore Witold Gombrowicz parlava già agli inizi del Novecento. Abbiamo immaginato un panopticon (posto in varie piazze d’Europa) spaccato a metà, e aperto 24 ore su 24, inoltre tutto è ripreso da delle telecamere, che ci permetterebbero di rivedere la messa in scena dell’opera teatrale, ma al contempo il comportamento dei fruitori davanti ad uno spazio che apre la strada a mille possibilità: che sia attivismo politico, predica pacifista anarchica o marxista oppure banale vandalismo.
Concludendo, la nostra diventa un’installazione a cielo aperto, una sorta di macro scultura destinata al recupero del teatro quale luogo estetico, politico, sociale e riflessivo, che si serve dell’ausilio del cinema per scuotere le coscienze e ricordare che c’è ancora tempo per risorgere (come farà Albertina alla fine dell’opera) e spogliarci di tutte le sovrastrutture che questa società ci ha cucito indosso.