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Sonic Arts – Tra esperienza percettiva ed ascolto attivo

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«Sonic Arts. Tra esperienza percettiva ed ascolto attivo» a cura di Caterina Tomeo, presso il Museo Civico di Viterbo.

 
L’iniziativa – che si terrà presso il Museo Civico di Viterbo – nasce da un progetto editoriale del 2019 dal titolo omonimo, in cui la curatrice, Caterina Tomeo, docente e coordinatrice RUFA del biennio in Multimedia Arts and Design, intendeva illuminare la ricerca sonora sperimentale avanzata, attraverso una mappatura storico-artistica del fenomeno, illustrata da tante figure afferenti a diversi campi di indagine e di speculazione sul suono.
La scelta del termine “Sonic Art” è strettamente collegata al concetto di “Sonic Flux” di Christopher Cox – riferendosi non solo alle arti sonore, ormai riconosciute dal sistema dell’arte e dagli spazi istituzionali a partire dagli anni Novanta, bensì anche a tutte quelle pratiche e forme espressive più recenti in cui la dimensione sonora è connaturata a una presenza visiva e/o spaziale, e in cui questi elementi sono imprescindibili tra loro. Ovvero non solo alle installazioni sonore ambientali, alle sculture e alle pitture sonore, ma anche a tutti quei suoni digitali che nascono da una particolare estetica ma poi svengono espressi per mezzo di media diversi: dalla spazializzazione sonora alla live performance, dal soundscape al field recording, fino alla radio art.

A dicembre si terrà la mostra in collaborazione con RUFA, attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti del corso del biennio in “Multimedia Arts and Design”.

 

La studentessa RUFA Martina Carbone presenterà l’installazione «Where am I?», ovvero una lettura sonora della cosmogonia di Walter Russell che pubblica la sua teoria sull’origine dell’universo secondo cui la materia è onda. Una promenade guidata e alterata da frequenze che riproducono l’equilibrio energetico illustrato da Russell nella sua tavola periodica degli elementi. Where am I? è un’immersione nella vibrazione di un’energia che segue il percorso della spirale russelliana, la cui forza comprime e rilascia costantemente onde. L’emissione di vibrazioni cosmiche ci risintonizza con l’inerzia energetica universale, ritornando a percepirci come un unicum con la natura. La stimolazione di un ascolto attivo è necessario per ripristinare la capacità di attraversare uno spazio consapevolmente, una capacità che stiamo lentamente perdendo anche a causa di un esubero di frequenze e suoni che ci allontanano dal regolare flusso naturale di cui ogni creatura è parte.

L’installazione interattiva “Martino è caduto nell’etere” dello studente RUFA Martino Cassanelli,  allestita nel chiostro del Museo, è costituita da microfoni speciali che captano i campi elettromagnetici all’interno dello spazio, quali suoni artificiali, naturali ed umani. Ogni cambiamento viene registrato e trasformato in una composizione musicale. L’elemento sonoro ricavato viene utilizzato per creare interferenze sul segnale video del televisore a tubo catodico, il quale riproduce del materiale “Home Video” formato da riprese amatoriali girate tra il 1991 e il 2008. Il mondo invisibile dei campi elettromagnetici (o Etere) viene così reso visibile allo spettatore.

Le studentesse e gli studenti di Multimedia Arts and Design Daniele Imani, Lucrezia Mariotti, Francesca Battaglia, Simona Lauro e Karina Sanchez parteciperanno inoltre alla Notte dei Makers – presso lo spazio attivo di Lazio Innova – dove presenteranno i progetti finali del I anno di corso, in cui hanno sperimentato nuovi codici di programmazione e tecnologie avanzate.

 
A gennaio si terrà il progetto performativo che ospiterà il lavoro di figure autoriali della scena italiana, tra cui Fabio Perletta ed Attila Faravelli – che modificheranno i confini tradizionali della percezione, dando vita ad esperienze profonde e trascendentali negli spazi storici di Viterbo. Gli spettatori saranno trasportati attraverso la performance degli artisti in un universo, costituito da suoni e gesti, che raggiungeranno un livello di deriva spirituale e allo stesso tempo un livello di liberazione dal contenuto, che è auspicabile in una autentica esperienza percettiva, sinestetica e sensoriale, “liberata dagli imperativi della conoscenza e aperta all’espansione trascendente”.

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