In che modo entrano in relazione l’arte e la dislessia? Quando mi è stata diagnosticata la dislessia avevo 10 anni, dopo una lunga e difficile sessione di test la logopedista mi ha spiegato quali fossero le mie difficoltà e cosa significasse essere uno studente DSA. Quella sessione di test è stata seguita da numerose sedute dove uno specialista mi insegnava un metodo di studio considerato efficace per i dislessici come me, esso si basava sulla schematizzazione dei concetti che si dovevano apprendere nei quali si inserivano frecce, simboli e colori. Con il passare degli anni ho capito di avere una memoria fotografica, più interiorizzavo gli schemi più memorizzavo le cose.
Questo progetto è nato per caso, seguendo un istinto, ho iniziato a fotografare il bosco come luogo sconosciuto dove non sapevo dove andare. Ma perché il bosco? Ritrovando i quaderni delle elementari, gli anni dove ho ricevuto la prima diagnosi, ho scoperto che disegnavo solo alberi spesso accompagnati da una figura femminile sola.
Oggi sto ridando voce a quella bambina che non riusciva a raccontarsi.
Le parole sono importanti e sono il mezzo di comunicazione che ci viene insegnato da subito, ma quando non sai usarle, quando sono per te ostili come puoi farti capire? Se l’arte fosse il vero mezzo di comunicazione universale?