Gabriele Biasi

Classe: 1994
Nazionalità: Italiana | Italian
Corso di laurea: Cinema

Gabriele Biasi, laureato con il massimo dei voti presso la Rome University of Fine Arts, svolge il suo tirocinio post-laurea alla Head-Trip (Colonia), casa di produzione di Realtà Virtuale, dove poi lavora per qualche tempo. È membro di EDFVR e V., associazione tedesca che unisce tutti i professionisti della VR. È uno dei soci fondatori di Threeab srls.
Prende parte a diverse residenze artistiche, tra cui MACMA – dallo sviluppo al pitching e Innsbruck Film Campus, che raccoglie ogni anno 10 artisti da tutta Europa. Il suo documentario di diploma, LE CRISALIDI, è attualmente in distribuzione con GARGANTUA DISTRIBUTION (distributori di “EVA”, presente alla SiC nella 78esima Mostra del Cinema di Venezia). Attualmente sta girando il documentario sperimentale AI Oracle: Lithium, nell’ambito dell’istallazione d’arte AI Oracle, finanziato da Goethe Institut Australia. È uno dei creatori del museo online Archivio d’Anime” finanziata dalla Regione Lazio attraverso il bando Vitamina G.

Memorie inconsistenti: il rapporto tra realtà e memoria nel documentario autobiografico

Il documentario di diploma LE CRISALIDI, racconto autobiografico sulla famiglia di Gabriele Biasi, è il punto di partenza per una riflessione tra realtà e memoria, tra autobiografia e verità.
Il film-documentario non va più inteso come sguardo passivo sulla realtà ma come strumento universale e creativo per mostrare una realtà, la propria, che altrimenti non sarebbe mai stata vista. Al pari del cinema di finzione che crea un racconto per immagini, il cinema documentario, e in particolare il documentario autobiografico, fa esattamente questo: partendo da memorie che sono di fatto diradate, confuse e inconsistenti, traccia un racconto con mezzi nuovi; le possibilità sperimentali nel documentario autobiografico diventano infinite, rompendo schemi che nella finzione sono spesso difficili da superare. C’è forse differenza tra quello che è vero e la mia memoria?

«Noi non ricordiamo, ma riscriviamo la memoria così come la storia è riscritta».